domingo, 1 de febrero de 2015

GRECIA: I gol di Syriza e i ciechi

Tito Pulsinelli Certo non sorprende più l'altalena di anatemi e blandizie, minacce mafiose e ingannevoli minimizzazioni, intervallati da vaticini apocalittici improvvisamente sostituiti da simulazioni color acquerello, con con cui la Banda dei Commissari UE gestisce il dossier-Grecia. L'inattesa sentenza decretata del popolo greco, stanco di estorsioni e immunizzato al terrorismo finanziario, ha spiazzato e perturbato la troika.
Quel che allibisce, invece, è il coro mordace di troppi “euroscettici” ed apparenti “no-euro” che -a sole 72 ore dalla svolta di Atene- si affannano per denigrarla come una “farsa simpatica ma tragica”. Non ammettono che è stato rifilato un clamoroso gol
all'inizio della partita, e già si sgolano per segnalare che Syriza non può vincere il campionato. Men che mai la Champion League. Eccoli spiegarci che la Grecia rappresenta solo l'1 virgola-qualcosa dell'economia della UE e questa -pertanto- alla spremitura a freddo avrebbe preferito l'uso di raffinati unguenti per ingannare i velleitari e ruspanti ellenici.

Per dirla nel loro gergo, il capitale fa tutto e il contario di tutto, il popolo non combina mai nulla, è sempre passivo perchè è bue e incapace. Saremmo in presenza di un ennesimo machiavellismo delle centrali globaliste, non di un primo, minimo ma prezioso recupero di sovranità popolare. Non riescono proprio a vedere il sassolino negli ingranaggi di Berlino-Bruxelles, che finora funzionava con fatale automatismo. Non scorgono nessun sintomo di discontinuità e resistenza scaturito dalle viscere di un Paese allo stremo.

Eppure in 72 ore, il nuovo governo di Atene ha bloccato le privatizzazioni già approvate, ha sbarrato l'uscio alla troika, ha incrementato le pensioni più smilze e riassunto parte dei dipendenti pubblici. Ha ribadito a muso duro la priorità delle esigenze vitali della gente sulle pretese delle banche e della signora Merkel. L'elettricità e il porto di Salonicco sono in salvo, e non se li aggiudicheranno con una manciata di monete (1). Alexis Tsipras si è opposto ad aggravare le sanzioni contro la Russia -in compagnia di altri 8 Paesi- e pertanto c'è stata la proroga di quelle vigenti. Radicalizzare e prorogare sono cose diverse.

E' pensabile che un giro elettorale sia sufficiente per il colpo di timone risolutore verso la rotta delle “magnifiche sorti e progressive”? Va dato a Cesare quel che è di Cesare. Non i curriculum dei leader, la durezza dei loro testicoli o la purezza della dottrina, decisivo è il rapporto di forze accumulato contro la struttura reale del potere delle elites. Si sa che il cambiamento non è un pranzo di gala, nemmeno una conquista d'assalto del castello da cui emanare decreti salvifici. 

E' un processo di crescita dell'egemonia in grado di sommare non solo partiti ma più settori sociali, capaci di coniugare sovranità ed equità. E' un processo in cui gli elettori e movimenti apprendono a controllare e -all'occorrenza- esercitare incontenibile pressione sui nuovi dirigenti. Con capacità di dispiegarsi e agire come soldati politici della sovranità e delle iniziative multiformi contro l'oligarchia.


Ad Atene ha preso campo d'azione un potere di veto che mette in difficoltà il fragile processo decisionale con cui l'UE maschera i suoi diktat. A Madrid l'hanno capito e i movimenti sociali rispondono e si schierano sullo stesso versante. A Bruxelles avranno di che preoccuparsi ancor di più con le nuove relazioni che Tsipras stringerà con la Russia, Turchia e BRICS.

(1)
Meno di una settimana di nuovo governo in Grecia: elettricità gratuita per 300.000 famiglie che non la potevano pagare, sospensione dei processi di privatizzazione dei porti, della compagnia pubblica dell’elettricità e di 14 aeroporti, recupero della copertura sanitaria per tutti i cittadini, riconoscimento della cittadinanza greca a tutti i bambini, indipendentemente dal colore della pelle, riassunzione dei maestri licenziati

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